Percorso Cavriana

Gli insediamenti e le necropoli individuate sulle alture di Monte Lonato - Monte della Pieve (risalenti alla Età del Bronzo) e la presenza di testimonianze di Età Romana, rappresentano il nucleo più antico del borgo che si consolidò nel corso all'Alto Medioevo.
Per motivi di sicurezza e difesa si concentrò poi all'interno della cinta muraria rinascimentale delle quali è ancora conservata la trecentesca torre-porta settentrionale detta il “Voltone” a fianco della Parrocchiale.
Oggi le sue tranquille stradine e molte case, di cui non si sospetta l'antichità, sono ancora quelle del nucleo rinascimentale e la quasi totale assenza di traffico automobilistico (se si esclude la centrale Via Porta Antica) invita a facili passeggiate sia a piedi che in bicicletta.

Percorso cittadino

  1. MUSEO ARCHEOLOGICO
  2. ROCCA FORTEZZA
  3. VILLA MIRRA
  4. CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA NOVA
  5. SANTA MARIA DELLA PIEVE
  6. ORATORIO DI SAN SEBASTIANO
  7. VILLA ROMANA DI VIA CROCE BIANCA
Facciata della chiesa parrocchiale Pala dell'altare maggiore della chiesa.

Chiesa parrocchiale di Santa Maria Nova

Il borgo più antico di Cavriana era distribuito prevalentemente nella zona intorno all’attuale Pieve medioevale che, al tempo, aveva le funzioni di chiesa parrocchiale.
Tra il XV ed il XVI secolo, per ragioni di sicurezza e difesa, la popolazione si spostò gradualmente all’interno della cinta muraria che circondava la Rocca.
Per necessità di culto venne edificata la chiesa di Santa Maria Nova, praticamente appoggiata ad un tratto delle mura settentrionali. Della costruzione originale quattrocentesca, a tre navate ma più piccola dell’attuale, oggi è rimasta soltanto l’abside tuttora visibile dall’esterno.
Nel XVIII secolo, l’edificio sacro divenne insufficiente per problemi di capienza e se ne decise il rifacimento. I lavori vennero affidati al “mastro muraro” Giovanni Maria Borsotti, che ideò un edificio più ampio e luminoso e stilisticamente allineato al tardo Barocco Lombardo. Sono evidenti, l’eleganza, la leggerezza e la raffinatezza delle linee strutturali che compongono le paraste, la trabeazione e le volte. Significativa la quadreria: la pala ovale dell’altare Maggiore, opera di Antonio Accardi del XVIII secolo, i misteri del Rosario (cappella della Beata Vergine Maria) attribuiti alla scuola del Bazzani e l’ultima cena del Brusasorci, collocata nel presbiterio sopra la porta d’accesso alla sagrestia. Di fronte si può notare il dipinto di Pietro Lancetti del 1671 con la riproduzione, in basso a sinistra, di come doveva essere la nostra rocca, con l’oratorio di San Biagio in Castello, all’interno delle mura. L’opera d’arte applicata più importante presente nella Chiesa parrocchiale è il baldacchino processionale realizzato nel XVIII secolo per la Basilica di Sant'Ambrogio di Milano e successivamente acquistato dalla parrocchia di Cavriana.

Torre della Rocca Cinta muraria della Rocca.

La Rocca Fortezza

La Rocca fu protagonista di molti eventi fondamentali della storia italiana e lombarda, anche se oggi è poco nota a causa del suo stato attuale.
Il borgo di Cavriana è ricordato in un documento imperiale del 1045 tra i beni dei Vescovi di Mantova e le prime fortificazioni potrebbero risalire ai Conti di Canossa. Sappiamo che poi venne assegnata della famiglia Riva per la difesa dei confini, ma nel 1273 passò ai Bonacolsi e infine, con la loro cacciata da Mantova nel 1328, divenne feudo dei Gonzaga per decreto dell’imperatore Ludovico di Baviera.
Agli inizi del lungo conflitto tra Venezia e Milano, il castello viene ampliato e il borgo cinto da mura ancor oggi riconoscibili. Dopo la sconfitta di Gianfrancesco Gonzaga, alleato di Filippo Maria Visconti contro Venezia, nel 1440 la Rocca viene occupata da Francesco Sforza e tra le sue mura, nel 1441, viene firmata la “pace di Cavriana” che concluse l’annoso conflitto. Di fatto il ducato di Milano passò dai Visconti agli Sforza tra le sue sale.
Tra il XV e il XVI secolo, Ludovico Gonzaga affidò all’ingegnere militare Giovanni da Padova il potenziamento di fossati e mura (lo spessore delle mura in calcestruzzo lo dimostrano!). Con una serie di imponenti lavori ai quali collaborarono architetti e artisti famosi tra i quali Luca Fancelli, il Mantegna e forse anche L. B. Alberti, fu trasformato in “un magnifico palazzo per villeggiarvi”. Nei primi anni del 1500 ospitò anche dignitari della corte del Re di Francia e in seguito fu la sede preferita da Isabella D’Este, talvolta addirittura come seconda sede della Corte mantovana. Passato al ramo francese dei Gonzaga-Nevers subì gravi danni durante la Guerra dei Trent’anni e il castello venne praticamente abbandonato nella seconda metà del 1600.
Ormai fatiscente, venne demolito nel 1771-1772 per ordine del Governo austriaco e oggi dell’antico maniero rimangono solo parti della cinta muraria e le tracce delle fondamenta del magnifico palazzo, riportate alla luce con gli scavi e i restauri condotti negli anni '80 del secolo scorso. Conosciamo però l’aspetto generale del nostro complesso grazie al dipinto di Pietro Lancetti del 1631 custodito nella chiesa parrocchiale e ad un fedele plastico ricostruttivo conservato in Museo.
Dal prato che fronteggia l’ingresso sono visibili le mura esterne del fortilizio e le fondazioni, recentemente restaurate, dell’antico oratorio di San Biagio in Castello (XI-XII sec.); il suo inserimento all’interno delle mura dimostra che probabilmente divenne un edificio sacro ad uso della corte, come una specie di cappella palatina.
Ai suoi piedi si spararono gli ultimi colpi della seconda guerra di indipendenza e con la Vittoria di Cavriana, così definita da Napoleone III, vi si concluse la battaglia di Solferino e San Martino.

Sala 3. Sala 7. Sala 8. Sala naturalistica.

Museo Archeologico dell'Alto Mantovano

Il Museo dispone di ampie collezioni di manufatti provenienti dai numerosi siti archeologici individuati nei nove Comuni delle zone moreniche altomantovane comprese tra i corsi del Mincio e del Chiese.
In una vasta e gradevole superficie espositiva, sono documentate le origini del suo popolamento e del suo sviluppo lungo un arco temporale valutabile in circa 7000 anni, dal Neolitico al Rinascimento.
Nelle prime due sale è esposta una selezione di elementi diversi provenienti da Cavriana, Solferino e dalla Tosina di Monzambano, attribuibili alle primissime fasi di frequentazione del territorio da parte di agricoltori-allevatori risalenti al periodo Neolitico (VI - III millennio a. C.), .
Nella terza, quarta e quinta sala sono documentati i siti dell'Età del Bronzo (III-II millennio a.C.) di Bande di Cavriana e Castellaro Lagusello (due tra i più importanti d’Europa e per questo inseriti nel patrimonio mondiale UNESCO), oltre a quelli di Barche di Solferino e Monte Lonato, con i loro diversi aspetti strutturali, produttivi, culturali, economici e sociali.
Al periodo della romanizzazione sono dedicate la sesta e la settima sala, con numerosi oggetti, vasellame di uso quotidiano e pregiato, vetri provenienti da ben nove “ville rustiche”, frequentate fino al IV secolo d. C.. Vi sono pure due pregevoli mosaici pavimentali e una selezione di corredi funerari di Età Romana, provenienti da due importanti necropoli.
Nell'ottava sala troviamo le testimonianze dei periodi più recenti con alcuni manufatti longobardi e i materiali provenienti dagli scavi condotti nella Rocca gonzaghesca di Cavriana.
La nona sala è la stanza dove soggiornò l’Imperatore Napoleone III alla conclusione della Battaglia di Solferino, una saletta con cimeli e documenti della battaglia e con un’ultima saletta dedicata ad eventi temporanei.
Attigui al Museo, la Sezione Antropologica e Naturalistica del Museo.

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