Legni preistorici palustri e loro trattamento conservativo.

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Feb 2017

Legni preistorici palustri e loro trattamento conservativo.

La notevole quantità di elementi strutturali e manufatti in legno che emergevano dagli scavi del sito palafitticolo di Bande di Cavriana tra il 1966 ed il 1970 rappresentavano un elemento estremamente importante per la ricostruzione delle capacità produttive dell’Età del Bronzo, ma fino ad allora non erano disponibili metodi scientifici di consolidamento e restauro soddisfacenti e di norma i reperti si essiccavano naturalmente perdendo quasi totalmente l’aspetto originario.
Il legno è composto da cellulosa, emicellulose, linfe e resine per circa il 75% e da un 25% di trabeazioni di lignina che ne rappresenta solo lo scheletro. Le prime sono altamente solubili in acqua e, dopo almeno 4000 anni di permanenza in ambiente umido sommerso, i nostri reperti mantenevano praticamente perfetto l’aspetto esteriore composto da lignina insolubile, ma mancava completamente di consistenza per la completa dissoluzione delle sostanze solubili che ne rappresentano la sostanza. Lasciati all’aria in breve tempo si deformavano perdendo quasi totalmente le loro caratteristi morfologiche.
Per ovviare a questo inconveniente il Prof. Riccardo Franguelli, primario oculista, ma valente botanico, partendo dal concetto che la cellulosa è un polimero del glucosio, ritenne che sostituendo, per osmosi, l’acqua di impregnazione con una soluzione soprassatura di zucchero si sarebbe consolidato il reperto senza modificarne l’aspetto e le caratteristiche.
Dopo le prime esperienze, il "Metodo Franguelli" venne adottato dal nostro Museo, ottenne un brevetto trentennale internazionale e con il parere favorevole del Prof. M. Mirabella allora Soprintendente all’Archeologia, con un finanziamento del Ministero fu possibile allestire un apposito laboratorio di consolidamento e restauro, attivo fino agli anni ’90.
Tutti i reperti restaurati tra il 1974 ed il 1995 sono tutt’ora perfettamente conservati.